di Sergei Dovlatov
Regia di Paola Rota
Produzione: Gli Ipocriti Melina Balsamo
Come si fa a capire, indovinare i pensieri di un emigrante alla vigilia di una partenza che porta il marchio dell’irreversibilità? Esiste un gioco, una sorta di test psicologico, che si avvicina a quella simulazione impossibile. Si devono scrivere su un foglio 12 cose che si porterebbero con sé, per sempre.
Una volta fatta la lista, ad ogni due cose va associato un ricordo. Ad ogni due ricordi, un sentimento. Il sentimento dominante indica quello stato d’animo.
Quando si parte per non tornare mai più, come si guarda ad ogni oggetto che si lascia? E soprattutto, come si guarda ad ogni oggetto che si prende con sé?
Una storia dissacrante, ironica, di amore e odio verso un paese che si lascia. Una carrellata di personaggi che riemergono dalla memoria; uomini e donne raccontati con il filtro della distanza, della distorsione e della comicità.
La valigia, così personale e unica, di Dovlatov diventa metafora della diasporica condizione umana, di un sentirsi emigranti dello spazio e del tempo. Emigriamo dalla nostra giovinezza, da un passato fatto di persone, di immagini, di episodi e sentimenti che il ricordo ha la forza di immortalare e resuscitare.
Attraverso gli oggetti e i ricordi che questi attivano, Giuseppe Battiston dà vita a una serie di personaggi. In questo continuo passaggio tra presente e passato, si articola lo spettacolo che usa come dispositivo di racconto e di evocazione uno studio radiofonico, attingendo alla storia di Dovlatov giornalista e reporter, in cui un presentatore si aggancia al mondo sonoro per evocare la propria storia. Un testo per provare a dissacrare il sacro; per imparare a rispettare ciò che rispettabile non è, per capire che, a dispetto di ogni logica, i valori umani esistono solo al di fuori delle convenzioni. Cosa contiene la sua valigia che un giorno, per caso, salta fuori dal suo armadio, dimenticata?